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Comunicato stampa del 7 dicembre 2018
Alternanza scuola-lavoro: è tempo di bilanci. Nell'anno scolastico 2017-2018 si è concluso il primo triennio di attuazione dei percorsi di alternanza scuola-lavoro nella scuola secondaria di II grado, così come delineati dalla «Buona scuola». Secondo i dirigenti scolastici consultati dal Censis emerge che nei licei la principale criticità è lo scetticismo da parte dei docenti per la temuta contrazione del tempo per le discipline curricolari (punteggio 6,85 in un range da 1=nessuna criticità a 10=massima criticità). Segue la realizzazione di un numero troppo alto di percorsi in alternanza, a causa di eterogeneità e piccola dimensione delle strutture disponibili (6,45). Minori sono i livelli di problematicità segnalati per i percorsi tecnici e professionali. Ci sono però differenze tra gli istituti del Centro-Nord e quelli delle aree meridionali del Paese, che anche a causa della rarefazione del tessuto imprenditoriale lamentano una maggiore difficoltà nel coinvolgere le imprese. Il 51% dei dirigenti è molto d'accordo e il 32% abbastanza d'accordo sul fatto che l'alternanza scuola-lavoro disegnata dalla riforma sia una pratica positiva, migliorabile e da continuare per accrescere l'occupabilità degli studenti.
Sicurezza e benessere a scuola. Nello scorso anno scolastico gli edifici senza certificato di agibilità erano 21.606 (il 53,8% del totale), senza certificato di prevenzione incendi 23.907 (59,5%) e senza entrambe le certificazioni 15.946 (39,7%). È il Lazio la regione in testa alla classifica della non conformità con oltre il 70% degli istituti scolastici privi delle due certificazioni, seguita da Sardegna (65,1%), Abruzzo (63,4%) e Calabria (63,3%). Oltre un quinto degli edifici scolastici (23,1%) è stato costruito prima del 1960 (quota che supera il 40% in Campania), il 28,2% è nato per un uso diverso da quello scolastico (in Liguria si arriva al 49,8%). Secondo gli oltre 900 dirigenti scolastici interpellati dal Censis, sono gli episodi di bullismo (75,9%), cyberbullismo (67,3%) e furti ai danni di altri studenti o insegnanti (60,4%) a interferire più frequentemente con il normale vissuto scolastico. A questi si aggiungono gli atti di vandalismo verso la struttura e le dotazioni (54,4%), insubordinazione o violenza verso il corpo docente (42,4%), discriminazione verso donne, stranieri o disabili (34,3%). Lo spaccio e il consumo di droghe nelle vicinanze della scuola sono segnalati dal 31%, il consumo da parte degli studenti dal 23,9%. Per contrastare a scuola uso e spaccio di droghe, il 64,6% dei dirigenti si è dichiarato molto d'accordo nel privilegiare la collaborazione tra scuole, aziende sanitarie locali e associazioni che operano nella prevenzione, il 54,5% ritiene necessario preparare meglio gli insegnanti, il 45,7% punta sulla necessità di lavorare in via preventiva su informazione ed educazione degli studenti, il 46,7% ritiene comunque che il rafforzamento di videosorveglianza e controlli fuori dalle scuole più a rischio tranquillizzi famiglie e ragazzi.
Le dinamiche di internazionalizzazione di domanda e offerta di istruzione universitaria. Grande è il consenso tra le nuove generazioni europee, e tra i giovani italiani in particolare, verso ogni tipo di esperienza che abbia la transnazionalità a fattore comune. Gli scambi interculturali tra scuole e università dell'Ue sono considerati molto importanti dal 69% dei giovani italiani, a fronte del 53% degli europei. La creazione di lauree erogate da reti di università europee, con la possibilità di studiare in diversi Paesi, è giudicata molto importante dal 67% degli italiani (valore medio europeo: 54%). Nel 2016 35,5 studenti europei su 1.000 erano iscritti in un Paese Ue diverso da quello di origine (nel 2013 erano 33,2 su 1.000). In Italia nel 2013 erano 1,8 ogni 1.000 e 2,4 nel 2016, con uno scarto superiore rispetto a Francia (da 2,4 a 2,8 ogni 1.000 studenti), Spagna (da 1,2 a 1,4) e Regno Unito (da 0,5 a 0,8). Il Paese europeo più scelto dagli italiani è l'Austria (23,1 studenti 1.000), seguita da Regno Unito (4,6), Francia (3,0), Spagna (2,9) e Germania (2,2). In Italia i corsi a carattere internazionale nell'anno accademico 2017-2018 sono 862, di cui 341 totalmente e 161 parzialmente in inglese. Rispetto a due anni prima, i corsi erogati in lingua italiana sono diminuiti del 2,1%, quelli completamente (+37,5%) o parzialmente (+147,7%) in inglese son molto cresciuti. Sono ingegneria-architettura e il gruppo economico-statistico le due aree disciplinari che accolgono le quote più alte di corsi a carattere internazionale, rispettivamente con il 34,4% e il 31,8% del totale.
Educazione degli adulti: per molti, ma non per tutti. Nel 2016 il 41,5% degli italiani tra i 25 e i 64 anni aveva partecipato ad attività formative formali e non formali, con un aumento rispetto al 2011 di 5,9 punti percentuali. Il valore è più basso della media europea (45,1%) e lontano da Paesi Bassi (64,1%), Svezia (63,8%), Regno Unito (52,1%), Germania (52%) e Francia (51,3%). Permane la differenza di genere: partecipa il 44% degli uomini di 25-64 anni contro il 39,1% delle donne. La partecipazione degrada con l'età, più lentamente fino alla fascia d'età 45-54 anni (41,8%), più bruscamente tra gli over 54 (33%). Il 75,4% di chi ha partecipato ad attività non formali ha preso parte ad attività correlate al lavoro (il 59% ad attività di iniziativa datoriale). Il 33,3% dei 25-64enni ha partecipato ad attività job-related, perlopiù promosse dal datore di lavoro (27,1%). Si contrappone uno zoccolo duro di 25-64enni (43,3%) che non ha partecipato ad attività formative formali e non vuole parteciparvi in futuro, cui si aggiunge il 16,2% di chi, pur avendo partecipato, ritiene conclusa la propria esperienza formativa. Gli adulti italiani sono meno pro-attivi degli europei nel ricercare occasioni di apprendimento. Lo ha fatto il 14,3% dei 25-64enni, a fronte di una media europea del 21,9%.
Formazione per la cittadinanza, formazione per il professionista: le iniziative innovative dell'Enpab. Il sostegno alla professione rappresenta uno dei pilastri delle azioni di welfare integrato che le Casse previdenziali dei liberi professionisti hanno sviluppato per rispondere ai bisogni diversificati dei propri iscritti. In modo del tutto originale, l'Enpab (Ente nazionale per la previdenza e l'assistenza a favore dei biologi) ha dato avvio a due progetti per supportare una platea giovane di iscritti: la Giornata nazionale del biologo nutrizionista, che mette in contatto un numero crescente di professionisti con i cittadini per educarli ad abitudini alimentari e stili di vita corretti, e il progetto Biologi nelle scuole, per la realizzazione di un percorso educativo rivolto ai bambini delle elementari. Una indagine del Censis finalizzata a valutare il livello di gradimento dei biologi che hanno partecipato evidenzia come gli stessi biologici ritengano strategiche queste iniziative per la propria crescita professionale: l'84,6% nel primo caso, il 96,1% nel secondo. Tra gli aspetti più apprezzati c'è il fatto che anche la collaborazione e il confronto con i colleghi è risultato un valore aggiunto: per il 99,7% nel primo caso, il 99,2% nel secondo.
Fonte Eurydice
https://eacea.ec.europa.eu/national-policies/eurydice/content/italy_it
Il sistema italiano di istruzione e formazione comprende i livelli preprimario (0-3 e 3-6), primario, secondario di primo e di secondo grado, il livello post-secondario e il livello superiore.
Educazione e cura della prima infanzia
L’educazione e cura della prima infanzia per bambini di età inferiore a 3 anni rientra nei servizi educativi ed è organizzata presso i nidi d’infanzia.
L’educazione e cura della prima infanzia per bambini di età compresa fra 3 e 6 anni è offerta dalle scuole dell’infanzia.
Entrambi costituiscono il ‘sistema integrato 0-6’ di educazione che è parte del sistema di istruzione e formazione e non è obbligatorio. Anche se parte dello stesso sistema, i servizi educativi per la fascia 0-3 sono organizzati dalle Regioni sulla base delle singole leggi regionali. La scuola dell'infanzia per la fascia 3-6 anni è, invece, sotto la responsabilità del Ministero dell'istruzione.
Istruzione obbligatoria
L’istruzione obbligatoria dura 10 anni, da 6 fino a 16 anni di età. L’istruzione obbligatoria comprende tutto il primo ciclo di istruzione e i primi due anni del secondo ciclo. È possibile frequentare gli ultimi due anni obbligatori presso una scuola secondaria di secondo grado o nel sistema di istruzione e formazione professionale regionale.
L’obbligo di istruzione può essere assolto sia nelle scuole statali che nelle scuole paritarie o, a certe condizioni, presso una scuola privata o familiare.
Inoltre, ognuno ha il diritto/dovere di formarsi per almeno 12 anni all’interno del sistema di istruzione e formazione o fino all’ottenimento di una qualifica professionale entro il diciottesimo anno di età.
Primo ciclo di istruzione
Il primo ciclo di istruzione è obbligatorio ed è composto dalla scuola primaria e dalla scuola secondaria di primo grado.
La scuola primaria inizia a 6 anni di età e dura 5 anni.
La scuola secondaria di I grado inizia a 11 anni di età e dura tre anni.
All’interno del primo ciclo, il passaggio da un livello al successivo avviene senza esami finali. Al termine del primo ciclo gli studenti che superano con successo l’esame finale, passano al secondo ciclo di istruzione i cui primi due anni sono obbligatori.
Secondo ciclo di istruzione
Il secondo ciclo di istruzione inizia all’età di 14 anni e offre due diversi percorsi:
I primi due anni del secondo ciclo rientrano nell’obbligo di istruzione.
La scuola secondaria di II grado offre percorsi sia generali (licei) che professionali (istituto tecnico e professionale). Entrambi i percorsi hanno una durata di 5 anni.
Al termine della scuola secondaria di II grado, gli studenti che superano con successo l’esame di Stato finale, ottengono un diploma che dà accesso all’istruzione superiore.
Il sistema di istruzione e formazione professionale (IFP) è gestito a livello regionale con corsi triennali e quadriennali organizzati da agenzie di formazione accreditate o da scuole secondarie di secondo grado. Al termine dei corsi regionali viene rilasciata una qualifica che dà accesso ai corsi di formazione regionali di secondo livello o, a determinate condizioni, ai corsi di ciclo breve dell’istruzione superiore offerti dagli Istituti tecnici superiori (ITS).
Istruzione superiore
I seguenti istituti offrono istruzione a livello superiore:
Per accedere alle università, all’Afam e alle SSML è necessario possedere un diploma di istruzione secondaria di secondo grado. Il Ministero dell’istruzione e le singole istituzioni stabiliscono gli specifici criteri di ammissione.
Agli ITS si accede con un diploma di istruzione secondaria di secondo grado o dopo aver frequentato un corso quadriennale nel sistema di formazione professionale regionale seguito da un anno di corso integrativo IFTS. Gli ITS offrono corsi brevi del primo ciclo secondo la struttura di Bologna.
Educazione degli adulti
L’educazione degli adulti comprende tutte le attività finalizzate all’arricchimento culturale, la riqualificazione e la mobilità professionale degli adulti. All’interno di questo ampio settore, l’ambito dell’istruzione degli adulti (IDA) si riferisce esclusivamente alle attività finalizzate all’acquisizione di una qualifica nel sistema di istruzione e a corsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. L’istruzione degli adulti è offerta dai centri per l’istruzione degli adulti (CPIA) e da scuole secondarie di secondo grado.
Fonte: Eurydice
1. 2018
1.1 Il nuovo esame di maturità
Il 26 novembre, il Miur ha pubblicato i quadri di riferimento per le prove scritte del nuovo esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione. Le novità del nuovo esame sono state introdotte dalla legge 107/2015 e saranno rese effettive con gli esami del prossimo giugno.
Gli studenti affronteranno due prove scritte, invece di tre, e un colloquio orale. La prima prova, che si terrà il 19 giugno, valuterà la padronanza della lingua italiana. La seconda prova, il 20 giugno, verterà su una o due materie specifiche di ogni indirizzo di studio.
I quadri di riferimento pubblicati il 26 novembre descrivono in dettaglio i possibili contenuti e gli obiettivi di ogni prova.
Per la prima volta, il Ministero ha anche fornito alle scuole delle griglie di valutazione per favorire una valutazione più omogenea degli studenti. Le griglie sono contenute nei quadri specifici per ogni prova.
Il prossimo gennaio, il Ministero pubblicherà il quadro di riferimento per la prova orale e le materie specifiche per ogni indirizzo che saranno oggetto della seconda prova scritta.
1.2 Pubblicazione del documento ‘Indicazioni nazionali e nuovi scenari’
Il 1° marzo 2018, il Comitato scientifico nazionale per le Indicazioni nazionali (CSN) ha pubblicato il documento ‘Indicazioni nazionali e nuovi scenari’, rivolto a tutte le scuole, che sottolinea l’importanza di includere alcuni temi rilevanti dal punto di vista culturale ed educativo nell’applicazione delle Indicazioni nazionali per il curriculum del 2012.
Lo scopo del documento è di rinnovare l’attenzione delle scuole sulle Indicazioni nazionali evidenziando l’importanza di concentrarsi sul tema della cittadinanza, già inclusa nel testo, intesa come elemento inserito in tutte le discipline.
Il nuovo documento non sostituisce le Indicazioni del 2012 ma, al contrario, è da intendersi a supporto degli insegnanti nella conoscenza più approfondita delle indicazioni e per sviluppare metodi didattici che integrino tutte le discipline, dalle scienze alla storia, dall’arte alla tecnologia.
I nuovi scenari coinvolgono anche lo sviluppo professionale continuo del personale, così come approcci di autovalutazione e l’autonomia delle scuole.
Il Comitato scientifico nazionale creerà occasioni di confronto fra associazioni di insegnanti, la comunità scientifica e professionale, con il mondo della scuola in generale, per raccogliere elementi utili a un’eventuale revisione e aggiornamento delle Indicazioni nazionali del 2012. Il MIUR organizzerà seminari a livello nazionale sui temi evidenziati nel documento e raccoglierà le esperienze migliori per creare un archivio dinamico utile per i futuri sviluppi del curricolo, delle attività di formazione in servizio e per l’aggiornamento delle Indicazioni.
2. 2017
2.1 Valutazione degli alunni nel primo ciclo di istruzione
Il 10 ottobre 2017, il Ministro dell’istruzione ha firmato due decreti concernenti la valutazione degli alunni, come stabilito dalla legge di riforma 107/2015:
1. decreto n. 741 di applicazione della riforma sulla valutazione degli alunni del primo ciclo di istruzione, come previsto dalla legge 107/2015 e dal dlgs. 62/2017;
2. decreto n. 742 che fornisce alle scuole i modelli per la certificazione delle competenze nella scuola primaria e secondaria di primo grado.
Successivamente, il ministero ha pubblicato una nota per supportare le scuole nell’applicazione delle nuove disposizioni sulla valutazione.
In base alla riforma, a partire dall’a.s. 2017/2018, la valutazione degli alunni del primo ciclo di istruzione si svolgerà nel modo seguente:
· gli alunni ricevono, per ogni materia, sia un voto numerico in decimi che un giudizio;
· gli alunni della scuola secondaria di secondo grado ricevono, come già accade per quelli della scuola primaria, un giudizio sul loro comportamento invece del voto numerico;
· gli alunni della scuola secondaria di primo grado passano all’anno successivo anche in presenza di un voto inferiore a 6/10;
· le prove scritte all’esame di Stato conclusivo del primo ciclo si riducono da sei a tre (italiano, matematica, lingue straniere);
· nella scuola secondaria di primo grado, le prove standardizzate Invalsi non sono più comprese nell’esame finale ma costituiscono un requisito obbligatorio per l’accesso all’esame stesso e il voto ottenuto nelle prove non conta ai fini del voto finale;
· sia a livello primario che secondario di primo grado, le prove standardizzate si tengono entro il mese di aprile e hanno a oggetto anche la lingua inglese, oltre a italiano e matematica.
Infine, alla fine della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, gli alunni ricevono un documento che certifica le competenze acquisite durante il relativo a livello di istruzione. Il Ministero ha predisposto i modelli ufficiali di certificazione delle competenze validi su tutto il territorio nazionale.
2.2 Piano nazionale sperimentale per i diplomi (licei e istituti tecnici) in quattro anni
Il 7 agosto 2017, è stato firmato il decreto ministeriale che dà il via al Piano nazionale per la sperimentazione di percorsi di istruzione secondaria superiore brevi, ossia percorsi liceali e tecnici della durata di quattro anni invece degli attuali cinque.
La sperimentazione inizierà a partire dall’a.s. 2018/2019 e coinvolgerà 100 classi. Il Ministero pubblicherà un bando nazionale a settembre e le scuole che intendono partecipare alla sperimentazione dovranno presentare la loro proposta di programmi di studio rivisti per adattarli alla durata ridotta. I progetti saranno selezionati sulla base di specifici criteri quali alti standard di innovazione, l’uso delle tecnologie, processi di orientamento sia verso il mondo del lavoro che per la prosecuzione degli studi. Le proposte di rimodulazione dei piani di studio dovranno comunque garantire agli studenti il raggiungimento degli stessi obiettivi specifici di apprendimento pervisti per lo stesso percorso di studi ordinario.
I quattro anni di sperimentazione saranno oggetto di monitoraggio sia a livello nazionale che regionale.
2.3 Approvazione dei decreti delegati sull'istruzione scolastica
Il 14 gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato sette bozze di decreto sull’istruzione scolastica, come previsto dalla legge 107/2015. Dopo essere stati sottoposti al parere della competente commissione parlamentare, con il coinvolgimento dei soggetti interessati, i testi definitivi dei decreti sono stati approvati il 13 aprile 2017 e pubblicati in Gazzetta Ufficiale a maggio.
I sette decreti approvati sull’istruzione scolastica riguardano:
· il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado;
· la promozione dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità;
· la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale;
· il diritto allo studio;
· la promozione e la diffusione della cultura umanistica;
· il riordino della normativa in materia di scuole italiane all'estero;
· l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato
Di seguito una breve descrizione di cosa prevedono le bozze di decreto.
Il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado
Attualmente, gli insegnati della scuola secondaria di primo e di secondo grado devono completare la propria formazione a livello di istruzione superiore con un anno di tirocinio formativo attivo (TFA) che dà accesso ai concorsi pubblici per insegnanti. La riforma prevede che al concorso si potrà accedere con il possesso della laurea specialistica. Chi supera il concorso sosterrà una formazione di tre anni, due dei quali a scuola. La fine dei tre anni di formazione è seguita dall’assunzione a tempo indeterminato.
Promozione dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità
Il decreto sull’inclusione prevede la semplificazione delle procedure per attivare le misure di supporto agli alunni con bisogni educativi speciali. Le misure di supporto avranno al centro i bisogni degli alunni con disabilità in una prospettiva più ampia, invece che essere incentrate principalmente sul tipo e gravità di patologia.
Infine, sarà incrementata la formazione degli insegnanti di sostegno, passando dagli attuali 60 a 120 crediti e tutto il personale della scuola seguirà una formazione specifica incentrata sui metodi per la didattica inclusiva.
Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale
Questo decreto si occupa dell’innovazione dell’offerta di istruzione e formazione professionale e sulla revisione dei programmi di studio al fine di evitare le sovrapposizioni con l’istruzione tecnica e con la formazione professionale organizzata a livello regionale (IFP).
Il testo prevede il passaggio dagli attuali 6 a 11 indirizzi e l’aumento fino al 40% nel primo biennio e fino al 55% nel triennio del tempo dedicato all’apprendimento nelle materie di indirizzo e laboratoriali.
A partire dall’a.s. 2018/2019, gli istituti professionali e le agenzie formative nel sistema di formazione professionale regionale entreranno a far parte di un’unica rete nazionale delle scuole professionali, creata per avere un’offerta professionale più efficiente.
Diritto allo studio
Il decreto sul diritto allo studio prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro destinati agli studenti degli ultimi due anni di istruzione secondaria superiore per l’acquisto di libri di testo, mobilità e trasporti e per accedere ai servizi culturali. Gli studenti saranno anche esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche.
Promozione e la diffusione della cultura umanistica
L’insegnamento di musica e danza, teatro e cinema, pittura, scultura, grafica delle arti decorative e design, scrittura creativa sarà potenziato a tutti i livelli, in particolare a livello secondario superiore.
L’alternanza scuola-lavoro coinvolgerà anche soggetti pubblici e privati che operano nel campo della conservazione e produzione artistica.
Riordino della normativa in materia di scuole italiane all'estero
Il decreto contiene delle disposizioni che hanno lo scopo di allineare l’offerta delle scuole italiane all’estero con l’istruzione impartita nel paese. Gli insegnanti rimarranno all’estero per sei anni invece degli attuali nove e l’organico degli insegnanti all’estero sarà incrementato di 50 unità.
Adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato
Il decreto introduce alcuni cambiamenti negli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione a partire dal 2018.
Per l’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione è prevista la riduzione delle prove scritte che passeranno dalle attuali sei a tre (italiano, matematica e lingua straniera). La prova standardizzata (Invalsi) che attualmente è parte dell’esame, sarà tenuta durante l’anno scolastico.
Per l’esame conclusivo del secondo ciclo si passerà dalle attuali tre prove scritte a due (italiano e una materia caratterizzante l’indirizzo di studio). L’alternanza scuola-lavoro sarà requisito per l’ammissione all’esame.
Nel calcolo del voto finale, che rimarrà espresso in centesimi, la valutazione complessiva degli ultimi tre anni avrà un peso maggiore ed inciderà per un massimo di 40 punti (attualmente ne vale un massimo di 25), mentre le due prove scritte e il colloquio incideranno per un massimo di 25 punti ciascuna.
A tutti i livelli, le prove standardizzate nazionali comprenderanno anche l’inglese e saranno tenute durante gli ultimi anni della scuola primaria, della scuola secondaria di primo e di secondo grado. Il test nazionale inciderà sull’ammissione agli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo e non farà più media nel calcolo del voto finale.
3. 2016
3.1 Valutazione dei dirigenti scolastici
Fra agosto e settembre 2016, il Ministero dell’istruzione ha pubblicato una direttiva e delle linee guida per la valutazione dei Dirigenti scolastici.
La procedura di valutazione, applicata a partire dall’anno scolastico 2016/2017, è descritta in dettaglio nella sezione sul personale dirigente nell’istruzione scolastica.
Sebbene la normativa in vigore, in particolare il Decreto legislativo 165/2001 (sul rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici), il DPR 80/2013 (sul Sistema nazionale di valutazione) prevedessero la valutazione dei dirigenti scolastici la valutazione non era ancora iniziata.
Più recentemente, la recente legge 107/2015 (riforma del sistema di istruzione) ha rilanciato il tema e ha stabilito che la valutazione dei dirigenti scolastici avverrà sulla base dei seguenti criteri generali:
a) competenze gestionali e organizzative, correttezza, trasparenza, efficienza ed efficacia dell'azione dirigenziale in relazione agli obiettivi assegnati nell'incarico triennale;
b) valorizzazione dell'impegno e dei meriti professionali del personale dell'istituto;
c) apprezzamento del proprio operato all'interno della comunità professionale e sociale;
d) contributo al miglioramento del successo formativo e scolastico degli studenti e dei processi organizzativi e didattici;
e) direzione unitaria della scuola, promozione della partecipazione e della collaborazione tra le diverse componenti della comunità scolastica e rapporti con il contesto sociale.
Oltre ai citati criteri generali, verrà tenuto conto anche del tipo, dimensioni e complessità della scuola.
Le donne sono la chiave per lo sviluppo sostenibile. Anche in Italia
Le nuove generazioni di ragazze possono essere la 'scala di cristallo' che avvicina l'obiettivo della parità di genere nel lavoro: 5° Obiettivo per lo sviluppo sostenibile, parità di genere significa raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze.
A che punto siamo in Italia? Il lavoro è il punto più dolente della condizione femminile in Italia. Il tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa (per le età comprese tra i 20-64 anni è pari al 51,6% rispetto a una media Ue del 65,3%), con una forte disparità territoriale e di età. A parità di mansioni, le donne percepiscono stipendi significativamente inferiori.
È aumentata la presenza delle donne in Parlamento, nei consigli di amministrazione delle imprese quotate in borsa, è migliorata la formazione... ma per il tasso di occupazione l’Italia rimane in fondo alla graduatoria europea. La nascita di un figlio porta il 30% delle madri che hanno un lavoro a interromperlo. E le donne continuano a farsi carico della quasi totalità del lavoro domestico e di cura. [ASVIS, L’Italia e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, 2017]
Secondo uno studio del Fondo Monetario internazionale il gender gap in Italia vale il 15% del Pil, perché il divario di genere ha un costo e significa mancato sviluppo.
E per il rapporto “Women Digital Age” della Commissione europea, il divario tra la partecipazione maschile e femminile nel settore digitale si manifesta a tutti i livelli: nell’educazione, nella carriera e nell’imprenditorialità. Solo il 24,9% delle donne si laurea in settori legati alla tecnologia, mentre la quota di uomini impiegata nel digitale è tre volte superiore a quella femminile.
Il progetto Coding Girl
Nel 2014, nell’ambito del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea e in occasione della Settimana europea della programmazione, Fondazione Mondo Digitale e Ambasciata Usa in Italia, con la collaborazione dell’associazione americana Girls Who Code, hanno promosso la prima edizione di CodingGirls Roma-Usa, otto giorni di eventi interamente dedicati a bambine e ragazze, dalla primaria alla secondaria superiore. L’iniziativa è stata sostenuta da Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Roma Capitale, Dipartimento di Informatica dell’Università Sapienza di Roma e Microsoft.
In quattro edizioni il progetto è cresciuto fino a diventare un programma formativo lungo un anno e un'associazione, nata nel settembre 2017, fondata da 15 donne e 3 uomini.
Dopo aver raggiunto nel 2017 oltre 4.000 studentesse, il programma ha lanciato nel 2018 una nuova sfida a cento Coding Girls delle scuole superiori che entro l'anno hanno formato 6.000 coetanee.
La collaborazione con i principali atenei è uno dei principali risultati di un anno di lavoro dell’associazione Coding Girls, che oggi conta 25 hub nelle scuole di tutta Italia. Dall’Università di Trieste e il Campus Bio-Medico di Roma fino alla Developer Academy della Federico II di Napoli, è consolidata un’alleanza per valorizzare il ruolo strategico delle giovani donne in campo scientifico e tecnologico. La sfida viene lanciata anche al mondo delle aziende, che da quest’anno hanno potuto 'adottare' una studentessa per sostenerla nel percorso di studi e contribuire così all’emergere di nuovi talenti, competenze e profili professionali.
Proprio in questi giorni siamo reduci dal tour nazionale di Coding Girls che ci ha visto incontrare, ascoltare, allenare per poi gareggiare studentesse dai 13 ai 18 anni di 7 Città dal Nord a Sud Italia, realizzare 7 hackathon di coding per avviare al pensiero computazionale anche chi pensava che l’informatica fosse solo alla portata dei cervelloni, dei colleghi maschi e dei nerd, e verrebbe di non smettere mai di girare per continuare a incontrare giovani e innescare il cambiamento.
Dal 6 al 20 novembre, guidate dalla coach americana Emily Thomforde, Code Educator and Science Technology Engineering Art and Mathematics (STEAM) Specialist, le giovani programmatrici sono state protagoniste di una staffetta formativa itinerante in 28 scuole di 7 città italiane: Torino, Milano, Trieste, Roma, Napoli, Salerno e Catania. Agli allenamenti di coding hanno fatto seguito maratone regionali di programmazione e creatività con il coinvolgimento delle università.
Il nostro impegno
Quando scendi in campo con progetti e azioni che scatenano il cambiamento, evidenziano le eccellenze, fanno fiorire i talenti ed emergere il sommerso, creare reti, si accentua il senso di responsabilità sociale e civica e capisci che ogni luogo, ogni contesto, per dare il meglio, ha bisogno di cura, dedizione, risorse e comprensione.
Realizzare eventi su scala nazionale, che è anche un poco la nostra expertise, raggiungere migliaia di studenti e docenti, su uno stesso progetto e per uno stesso goal è a dir poco affascinante.
Coding Girls ben rappresenta e racchiude il modo in cui noi intendiamo la scuola: le scuole che partecipano al programma diventano un Hub della Associazione, uno snodo, un catalizzatore per far passare e convogliare l’innovazione.
I giovani, i giovanissimi oserei dire, sin dalla scuola primaria possono e devono essere parte attiva del processo di conoscenza e apprendimento e, più eventi upside down riusciamo a creare, dove loro sono i protagonisti principali e gli attori del cambiamento, più rapidamente otteniamo la rivoluzione educativa che per far diventare ognuno esperto, preparato, consapevole, proattivo.
Da vicepresidente dell’Associazione Coding Girls posso dire che ogni volta che ho a che fare con una comunità scolastica resto incantata della ricchezza del suo capitale umano che chiede solo di fare rete, di essere attivato, supportato, compreso, accolto, dinamizzato.
Le nostre scuole, riconosciute nonostante tutto, come coloro che preparano meglio i nostri ragazzi, meritano ancora più attenzione, cura, investimenti, disponibilità dalla comunità che le circonda, perché è proprio lì che nascono i cittadini del futuro ed è lì, se lavoriamo bene tutti, che possiamo costruire il vero welfaireeducativo e creare l’economia della conoscenza.
Una delle ambizioni di Coding Girls è prettamente una questione di buona 'idraulica' mi verrebbe da dire: vorrei dunque riuscire a ridurre la dispersione di passione, coinvolgimento e dunque contrastare la dispersione scolastica, riuscendo anche solo a rinforzare la staffetta formativa che dalla scuola secondaria di secondo grado va ai livelli subordinati di scuola e che dalla scuola superiore va verso l’università. Il coding, il pensiero computazionale, l’esercizio della logica può essere il nostro viatico per rinforzare questa alleanza, creare studentesse appassionate, consapevoli.
Ma Coding Girls diventa anche l’opportunità per portare l’attenzione sul divario di genere ancora persistente, se si parla di donne e lavoro e ancor più di donne e ICT.
Coding Girls è una occasione per fare rete tra le eccellenze di un territorio e in questa V edizione lo si è visto in tutte le città: a Torino con il coinvolgimento di scuole, amministrazione e I3p, a Milano con il Politecnico, a Trieste con The Coding Box e Università di Architettura e Ingegneria, a Roma con il Campus Biomedico, a Salerno con il Dipartimento di Informatica di Fisciano, a Napoli con la scesa al nostro fianco del Academy Developer Center di Apple, a Catania con il dipartimento di Informatica e Matematica. Una infilata di atenei a supporto della formazione e orientamento delle studentesse e degli studenti coinvolti.
Se volete sentirvi anche voi un poco in tour con noi tenetevi aggiornati sul nostro blog donne.mondodigitale.org e segnalateci territori e storie da raccontare e includere nel prossimo tour.
Inoltre, per far crescere una storia di una ragazza che sogna una vita di successo, per supportare una parte del prossimo tour, offrire allenamenti agli hub attivi, potete adottare il nostro progetto. Per tutto vi rimando ai miei contatti.
Alcune dichiarazioni su Coding Girl 2018
Mirta Michilli, direttore generale della Fondazione Mondo Digitale
Il tema se le ragazze siano adatte o meno all’informatica non si discute. Il nocciolo della questione è se siano davvero consapevoli delle loro potenzialità. Con Coding Girls ci impegniamo da anni affinché ogni giovane donna possa avere l’opportunità di formarsi e investire sul proprio talento. Siamo molto soddisfatti dell’alleanza che in questa nuova edizione si è creata tra scuole, associazioni, università e aziende. È necessario infatti che tutta la società comprenda il valore non solo culturale, ma anche economico, della partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Lewis M. Eisenberg, ambasciatore degl iStatiUnitid’America in Italia
Le donne hanno oggi la grande opportunità di formarsi in modo adeguato e accedere a un mercato del lavoro caratterizzato da alta professionalità e livelli superiori di retribuzione. Le donne devono assumere un ruolo centrale nella crescita economica, e questo è l’obiettivo di Coding Girls. L’Ambasciata degli Stati Uniti è orgogliosa di essere all’avanguardia sul fronte dell’impegno a favore del settore STEM e del women’s empowerment.
Barbara Cominelli,direttrice Marketing & Operations di Microsoft Italia
Le competenze digitali sono diventate ormai imprescindibili per poter essere professionisti qualificati e i dati attestano che da qui al 2020 saranno 135.000 le posizioni aperte nel settore dell’ICT, nel nostro Paese: si tratta di posti di lavoro per cui attualmente in Italia mancano le giuste competenze. Al contempo l’Istat ha appena spiegato che oggi il 40% delle giovani donne tra i 25 e i 29 anni in Italia sono inattive, ovvero non studiano, non hanno un lavoro e hanno addirittura smesso di cercarlo. Iniziative come Coding Girls diventano quindi fondamentali per ridurre il cosiddetto 'skill mismatch' e per aiutare i giovani, ed in particolare le studentesse, a comprendere le opportunità che il digitale e le nuove tecnologie possono offrire per costruire il proprio futuro. Con il progetto Ambizione Italia, il programma di formazione, aggiornamento e riqualificazione delle competenze di cui Coding Girls è parte integrante, vogliamo proprio imprimere un’accelerazione alla diffusione delle competenze necessarie per affrontare con successo i lavori del futuro
Marzia Francisci, General Counselor, American Chamber of Commerce in Italy
Amcham Italy supporta le iniziative delle multinazionali americane in tema Gender Diversity creando le condizioni affinché la questione sia condivisa con l’obiettivo di attuare strumenti a tutela della gender balance sui luoghi di lavoro.
LEGO® SERIOUS PLAY® è una metodologia di facilitazione che utilizza i mattoncini Lego® per aiutare le persone a co-costruire strategie d’azione in tempo reale, lavorando insieme in maniera efficace, soddisfacente e produttiva.
I Lego® sono strumenti formativi eccezionali e dal forte potere evocativo. Ricordate quando da bambini affondavamo le mani negli scatoloni di mattoncini? Di fronte a quelle infinite possibilità di combinazione ci siamo divertiti a costruire, smontare e ricostruire case, robot, animali, creature mostruose e interi paesaggi.
Con i mattoncini appagavamo il nostro naturale desiderio di divertimento e rappresentavamo le storie che “l’invenzione, la fantasia e la creatività producevano nella nostra mente” (Bruno Munari).
Giocare era il nostro lavoro. Divertendoci costruivamo conoscenza e, senza accorgercene, maturavamo specifiche competenze e abilità.
Ancora oggi, nell’era digitale, i mattoncini sono “artefatti cognitivi” (Seymour Papert) estremamente suggestivi e funzionali a lavorare e giocare bene.
Non a caso il nome LEGO® è la combinazione delle parole danesi "leggodt" che significa, appunto, "giocare bene”, cioè sviluppare il pensiero logico/matematico, incrementare l’autostima e la fiducia in se stessi, potenziare la capacità di concentrazione, favorire la maturazione della pazienza ed educare alla socializzazione e alla condivisione, indipendentemente dalle singole capacità pregresse.
Le neuroscienze
Le neuroscienze, infatti, hanno ampiamente dimostrato, dal punto di vista anatomico-funzionale, ciò che le scienze cognitive (J. Piaget e J. Bruner) avevano evidenziato, e cioè che la relazione interattiva con il mondo circostante di percezione, emozioni e cognizione, influenza attivamente il nostro modo di apprendere.
Quando costruiamo modelli tangibili nel mondo reale, costruiamo modelli anche nella nostra mente, la quale riesce a visualizzare pensieri, idee, riflessioni e connessioni. Le mani possono diventare il motore di ricerca del nostro cervello che costruisce conoscenza in maniera esperienziale perché “il cervello che agisce è anche e innanzitutto un cervello che comprende”. (C. Sinigaglia, G. Rizzolatti)
Proporre oggi percorsi formativi sul problem solving di tipo applicativo non è più pensabile. Occorre superare i modelli di insegnamento/apprendimento teorico deterministico e deduttivo e maturare un approccio sistemico ed ecologico (U. Bronfenbrenner) focalizzato sui processi e le interconnessioni tra le cose. Pertanto, per rispondere ai bisogni di una società sempre più transdisciplinare e complessa è necessario integrare le dimensioni corporee ed emotive nella didattica della Scuola.
Come nasce LSP
LEGO® SERIOUS PLAY® (LSP) è in grado di dare una risposta efficace a tali bisogni. È una metodologia di facilitazione learning by playing che fonda il suo valore nelle scienze costruttiviste e costruzioniste.
Nasce all’interno del LEGO® Group alla fine degli anni ‘90, quando la diffusione dei giochi elettronici stava determinando non solo un impatto negativo sulle vendite dei più tradizionali mattoncini, ma anche un cambiamento epocale nel modo di giocare dei bambini.
Con il supporto dell’International Institute for Management Development (IMD) di Losanna, il direttore della ricerca educativa di LEGO® Group, Robert Rasmussen avvia una serie di studi su un framework metodologico sperimentale, basato sul gioco serio, per definire e comprendere le dinamiche e le strategie aziendali capaci di rispondere al cambiamento del mercato.
Se fino ad allora i mattoncini erano stati usati prevalentemente dai bambini per costruire modelli reali di mondi più o meno reali, in quegli anni si stava sperimentando la costruzione di modellini Lego® reali di idee, strategie, sfide e soluzioni.
Nel corso degli anni l’azienda continuò a finanziare le ricerche sullo sviluppo strategico e i sistemi adattivi complessi sviluppando il framework che nel 2003 prese il nome di LEGO® SERIOUS PLAY®.
Le sue applicazioni didattico/formative possono coinvolgere non solo le aziende, ma anche fondazioni, organizzazioni, istituzioni, università e soprattutto le scuole.
La sfida della scuola contemporanea è sconfessare l’affermazione di Einstein, secondo cui “l’educazione è quello che rimane dopo che si è dimenticato tutto quello che si è imparato a scuola”.
La scuola di oggi deve fornire strumenti pratici per definire e co-costruire soluzioni creative anche fuori dall’ordinario. La scuola di oggi deve garantire un’educazione a tutto tondo che favorisca la crescita di “teste ben fatte” (E. Morin) in grado di entrare in empatia con gli altri, adattarsi al cambiamento e comprendere il significato profondo di ciò che si fa.
LEGO® SERIOUS PLAY® a scuola
Prima di avviare la progettazione di un workshop a scuola, è importante che i docenti e i facilitatori distinguano chiaramente obiettivi didattici e obiettivi formativi.
Più l’obiettivo didattico è transdisciplinare, più efficace sarà l’apprendimento sistemico. Gli obiettivi formativi che si possono raggiungere sono molteplici: innescare meccaniche risolutive partecipate nell’analisi dei problemi, favorire le dinamiche dei team, costruire processi autonomi di apprendimento, perfezionare indagini retrospettive di follow up dei percorsi didattici e infine espandere le possibilità delle iniziative di insegnamento del singolo docente, nel rispetto dei ritmi e delle individualità di ciascuno.
Una volta definiti gli obiettivi strategici si può avviare la sessione di gioco serio.
I facilitatori guidano il gruppo lungo diverse sessioni di gioco scandite da domande strategiche. I partecipanti vengono invitati a rispondere alle domande non in maniera verbale, bensì costruendo (a volte individualmente, a volte in gruppo) i modelli tridimensionali con i mattoncini messi a disposizione.
A turno ciascun giocatore racconta al gruppo il proprio modello che diventa punto di raccordo dei diversi momenti di confronto collettivo durante i quali si riescono così a cogliere corrispondenze percettive, affettive e cognitive.
Nel modello, infatti, vengono trasferiti metaforicamente i significati profondi di ciò che si vuole rappresentare. Il linguaggio metaforico, inoltre, aiuta a trattare tematiche complesse e delicate e facilita la negoziazione e la riduzione del peso di eventuali conflitti personali.
Essendo una 'metodologia contenitore' che prevede la co-creazione dei contenuti, LSP non impone alcun percorso prestabilito allo studente, ma abbraccia e supporta tutte le idee che possono emergere incoraggiandone lo sviluppo e la collaborazione. Il processo è incentrato sulle riflessioni e sul dialogo, laddove il compito dei facilitatori è abilitare il ragionamento analogico per stimolare nei partecipanti la capacità di individuare nessi e associazioni, analogie e confronti e cogliere in maniera globale lo scenario costruito.
LSP nell’alternanza scuola lavoro
Una delle mie esperienze professionali più rappresentative nella scuola è stato un workshop sul business modelling per un progetto di alternanza scuola lavoro di un I.I.S. della periferia romana. L’obiettivo didattico era realizzare un FabLab nella scuola, l’obiettivo formativo che abbiamo raggiunto è stato identificare la logica con la quale quello specifico FabLab scolastico avrebbe creato e distribuito valore sul territorio.
Durante la facilitazione ci siamo ispirati al Value Proposition Design (A. Osterwalder, Y. Pigneur, G. Bernarda, A. Smith) seguendo un processo di costruzione iterativo. La prima iterazione è stata la fase di empatia durante la quale i ragazzi hanno concretamente visualizzato l’obiettivo formativo e lo hanno messo in relazione con i propri bisogni in qualità di primi utenti del FabLab. La seconda è stata la definizione di difficoltà e opportunità e, infine, l’ultima iterazione ha portato all’ideazione di una prima soluzione progettuale che identificava risorse interne e attività chiave da svolgersi nel FabLab che rispondessero ai bisogni precedentemente identificati.
Da tanti piccoli modellini individuali siamo arrivati alla costruzione di un unico modello condiviso rappresentante la proposta di valore del FabLab scolastico e del suo impatto sociale.
La certificazione LEGO® SERIOUS PLAY®
Un facilitatore certificato può facilitare workshop rivolti sia ai docenti che agli studenti, ma non può rilasciare alcuna certificazione.
I docenti possono ottenere la certificazione originale solo partecipando al training dell’Associazione Master Trainers che abilita all’uso delle 7Application Technique e del Core Process, trademark Lego® Group.
Tuttavia un facilitatore certificato può fornire ai docenti gli strumenti di facilitazione open source della metodologia LSP 1.0 che i docenti stessi possono integrare nella propria didattica.
Dal 2010 infatti la sola versione 1.0 è diventata open source e quindi aperta anche ai facilitatori non certificati. Se da un lato questa liberalizzazione ha visto un proliferare di facilitatori improvvisati, privi delle competenze basilari necessarie a condurre qualsivoglia processo di facilitazione, dall’altro, affidata a facilitatori competenti, ha reso possibile la diffusione di un approccio formativo stimolante che promuove il pensiero creativo e il linguaggio metaforico ed è un valido supporto a una didattica innovativa ed esperienziale.
Ciascun docente, quindi, indipendentemente dalla propria disciplina di insegnamento, può valorizzare la propria didattica con la versione LEGO® SERIOUS PLAY® Open Source.
Diceva Seymour Papert (matematico, informatico e pedagogista costruttivista) che “il ruolo dell'insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di gestire le situazioni molto difficili, di stimolare il ragazzo, forse, di dare consigli…". Il tutto può realizzarsi solo in quelle scuole in cui gli studenti sono liberi di seguire le proprie passioni, cercare autonomamente le informazioni e portarle avanti sotto forma di progettualità condivisa.
In tal senso LSP, livellando il campo da gioco e mettendo tutti nelle stesse condizioni di partenza, facilita la co-costruzione della progettazione partecipata e aiuta gli studenti a superare le sfide in maniera collaborativa, massimizzando le risorse e mettendo in pratica le proprie capacità di astrazione, analisi e sintesi.
Tutti i contenuti che emergono durante la facilitazione possono inoltre essere ottimizzati e messi a sistema con il supporto dei più tradizionali strumenti quali Business Model e Value Proposition Canvas, Users Journey, EmpathyMap, Mappe Mentali o Concettuali, canvas ad hoc.
Una metodologia per tutti
I mattoncini LEGO® sono dotati di un forte potenziale di engagement. Scatenano intuizione, ispirazione e fantasia, coinvolgendo tutti gli aspetti della dimensione umana (razionale, emozionale, istintiva).
Praticità e facilità d’uso accendono il desiderio naturale di tutti di esplorare e acquisire tutte quelle competenze necessarie ad affrontare le sfide della società contemporanea: problem solving, resilienza, collaborazione e comunicazione.
L’imprevedibilità dell’esistente sta mettendo a dura prova la scuola e il suo sistema formativo e calare dall’alto discipline innovative tout court si sta rivelando una scelta non efficace.
Se è vero che la conoscenza è un processo di costruzione continua diventa fondamentale costruire una sorta di patto di collaborazione permanente tra docenti e studenti. E allora perché non iniziare a farlo proprio con i mattoncini?
Bibliografia
Per Kristiansen, Robert Rasmussen, Il metodo LEGO® SERIOUS PLAY® per il business, Franco Angeli Edizioni, Milano, 2015.
Corrado Sinigaglia, Giacomo Rizzolatti. So quel che fai, Il cervello che agisce e i neuroni specchio. Raffaello Cortina, Milano, 2006.
Urie Bronfenbrenner, Ecologia dello sviluppo umano, Il Mulino, Bologna, 1986.
Edgar Morin. La testa ben fatta. Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2000.
A. Osterwalder, Y. Pigneur, G. Bernarda, A. Smith. Value Proposition Design. Come creare prodotti e servizi che i clienti desiderano, Edizioni LSWR, Milano, 2014.
S. Papert,I bambini e il computer. Rizzoli, Milano, 1994.
Sitografia
The LEGO® Story, https://www.youtube.com/watch?v=NdDU_BBJW9Y&t=801s
Trademark Guidelines, https://www.lego.com/en-us/seriousplay/trademark-guidelines
LEGO®SeriousPlayTM ,Introduction to LEGO® SERIOUS PLAY®,
http://davidgauntlett.com/wp-content/uploads/2013/04/LEGO_SERIOUS_PLAY_OpenSource_14mb.pdf
Association of Master Trainers in the LEGO® SERIOUS PLAY® Method, http://seriousplay.training/
Prendersi responsabilmente a cuore il futuro dei giovani è un pensiero, da anni ricorrente, che mi spinge a fare scelte, cercare risposte coraggiose e appassionanti, portandomi a necessarie sintesi rispetto a modelli già conosciuti e a osare più ampie visioni per attivare nuovi sguardi.
La storia ci soccorre rimettendoci in gioco
La Storia ci soccorre come una “safety car” lungo il percorso della nostra vita se la interpelliamo con rispetto e fiducia, sia dal punto di vista biografico che dal punto di vista antropologico.
Le condizioni di partenza, nell’esperienza che vorrei qui raccontare, non le conoscevo e non mi ponevano affatto in una posizione che favorisse il raggiungimento di un risultato onorabile.
Eletta Presidente del “Centro di Cultura e Studi G. Toniolo – Amici dell’Università Cattolica”, di Torino, inizio il mandato proprio a ridosso della più importante ricorrenza dell’Associazione.
È qui che ho sentito l’esigenza di recuperare vigore e tono rispetto a quanto previsto dall’incarico, e per maturare una pienezza ed una maggiore consapevolezza del ruolo, ho fatto appello alla storia affinché mi svelasse i profondi significati di un uomo che merita di essere appellato “beato”. Tutto ciò che “su di lui” sapevo, ed avevo acquisito sin qui, non mi bastava, non mi sembrava sufficiente. Ho così avviato un dialogo longitudinale e di recupero delle testimonianze riconducibili al Toniolo.
Percorso pieno di suggestioni e di incontri emozionanti, ma qui mi limiterò a fare una sintesi collegata al beato come uomo impegnato a vivere pienamente il suo tempo ed a lasciarne autentica testimonianza.
Fu economista italiano di fama europea, fra gli iniziatori della moderna Dottrina Sociale della Chiesa, nel periodo di passaggio dal XIX al XX secolo. Giuseppe Toniolo, come uomo e come professore, seppe ‘interrogarsi’ di fronte agli eventi della sua generazione, da quelli economici a quelli sociali, seppe insieme ‘interrogare’ i suoi contemporanei e stimolare i suoi giovani studenti, chiamandoli alla serietà dello studio e all’azione di valore. Fu così precursore in tanti ambiti dell’agire sociale che ancora oggi riconosciamo la modernità e l’applicabilità delle sue iniziative.
La portata del suo pensiero e delle sue azioni offrono risposte ancora oggi, avendo già previsto gli inciampi della modernità, lasciandoci in eredità ipotesi alternative affinché non si precipiti in violente crisi economiche, finanziarie e dunque sociali.
È incredibile, inoltre, che un personaggio capace di coniare e avviare il pensiero della Dottrina Sociale non sia mai stato proposto e presentato da libri di testo scolastici, universitari e manageriali. La classe intellettuale e la società scientifica, in questo caso, mostrano di essere distratte o di essere poco libere?
Di fronte allo scenario moderno nel quale ci siamo 'infilati' dovremmo conoscerlo e imitarlo di più nel porci con coraggio la domanda: “da dove dobbiamo ripartire?”
La risposta del beato sarebbe probabilmente questa: “ridando un’anima al vivere sociale!”.
Ecco il senso da dare alla Storia come safety car, ma sono gli adulti che dovrebbero attivarne questa funzione, ancorché non lo faccia una comunità scientifica.
La storia sono le scarpe dei giovani
Per celebrare il centenario della morte del Beato G. Toniolo (1918-2018), la ricorrenza più importante per l’Associazione, si è scelto di organizzare un’iniziativa dedicata alle nuove generazioni.
I giovani 'sacro deposito', così li definisce Giuseppe Toniolo, sono coloro che scriveranno il futuro. Dobbiamo ridare fiducia e spinta alle loro azioni, ai loro desideri, non trascurare le loro aspettative di vita migliore. Allora il patto generazionale si rafforzerà attraverso l’impegno a creare percorsi sostenibili, accompagnandoli su vie da percorrere, lastricate non di stenti, rattoppi e incertezze ma di valori, competenze e gioia nell’azione. Le loro scelte attuali, perché siano premessa coraggiosa per giocare la 'Partita del loro futuro', dovranno poggiare sui pilastri della lungimiranza, pilastri presenti anche nei principi della Dottrina Sociale: la dignità della persona, il bene comune, la sussidiarietà e la solidarietà.
I giovani non devono bloccarsi e demotivarsi di fronte al 'rischio della libertà' ma:
- operare scelte di valore, quindi sostenibili;
- acquisire competenze evolute, quindi studiare;
- poggiare su comunità che li sostengano, quindi fare tesoro della storia;
- credere nell’avvenire, quindi desiderare, progettare ed innovare.
I giovani devono poter sperimentare avendo libertà di scelta, ma gli adulti devono sostenerli offrendo loro canali e strumenti per potersi esprimere, ripartendo dalla Storia e da tutti i suoi personaggi.
Per sostenerli bisogna stare in loro compagnia, percorrendo la strada con loro, mettendosi in paziente ascolto della loro versione dei fatti per aiutarli a riconoscere quanto stanno vivendo e poi 'calzare' i loro piedi per proteggerli da ferite profonde, inferte dalla strada rovinosa, non potendo ancora contare sui 'calli' che si formeranno soltanto con il passare del tempo.
Praticare l’ascolto durante il percorso
L’ascolto è un incontro di libertà che trasforma l’atteggiamento di chi lo pratica e di chi parla, creando sintonia e docilità. I giovani desiderano essere ascoltati e poter riconoscere che la loro voce abbia un eco anche in ambito sociale.
Spesso gridano perché non ci sono adulti in ascolto, mentre hanno la necessità di compiere scelte che orientano la loro esistenza, il loro viaggio; piuttosto arrivano loro risposte preconfezionate e ricette pronte.
Percorrere la strada con loro, rimanendo in ascolto, significa costruire uno scambio empatico: i giovani aiutano gli adulti a porsi domande inedite e a cogliere loro sensibilità inedite, gli adulti possono trasferire esperienze in modo fecondo, raggiungendo il cuore degli esploratori, indicando loro che la testimonianza va raccolta, approfondita e trasformata in scelte di vita.
La forza del viaggiare assieme rende le proposte più dinamiche, aiuta a considera con normalità i frequenti cambiamenti spazio-temporali dei giovani, propone rinnovamento degli stili facendo incontrare il fiume della vitalità giovanile.
Come e cosa proporre, allora, per poter incontrare tanti giovani ed aprire un confronto sul senso del futuro?
Dare voce ai giovani nei luoghi dei loro beniamini
Lo stadio, luogo spesso negato ai giovani a causa di fenomeni di violenza.
È possibile che un ascolto attivo si possa costruire rianimando quest’arena con contenuti opposti all’aggressività?
Questa idea si è fatta man mano strada nella sua praticabilità, parlandone con giovani incontrati in multiformi occasioni e lanciando loro la proposta. La risposta è sempre stata carica di entusiasmo, mai un’esitazione, piuttosto la reazione di vedersi già lì nel campo di gioco dei propri beniamini, via via evocati.
Le principali difficoltà sono arrivate dagli adulti, con inviti alla prudenza se non con veri scoraggiamenti rispetto ad un’idea mai praticata, fuori dalla tradizionale modalità di comunicazione della scuola e del mondo del lavoro: campus si, aule si, auditorium si, stadio no!
Prendere coraggio viaggiando con i giovani
Malgrado gli scoraggiamenti, la Storia insegna che bisogna prendere coraggio e non perdere di vista l’obiettivo dato. Il beato Toniolo avrebbe scelto il viaggio assieme ai giovani.
LA PARTITA DEL FUTURO, un evento unico sul territorio piemontese presso uno stadio altamente simbolico per gli appassionati di calcio, ovvero di tantissimi giovani: l’Allianz Stadium di Torino.
L’evento è la traduzione di tutto ciò. Un incontro dedicato ai giovani in età scolare - provenienti dalle scuole superiori del 3°, 4° e 5° anno della Regione Piemonte - e universitaria.
Il target, pertanto, sollecita l’esigenza di utilizzare spazi, tempi, strumenti, linguaggi nuovi e capacità di ascolto tra generazioni. Ecco allora che vengono riproposti studio, arte, sport e impegno sociale in modalità dinamica presso una struttura a loro gradita: lo Stadio.
L’evento si è candidato a essere un ampissimo spazio dedicato ai progetti per i giovani e con i giovani, animato dalle loro esperienze.
Èstata successivamente significativa la vicinanza espressa da tanti enti ed organizzazioni che hanno inteso patrocinare l'evento, con la scommessa (riuscita) di portare 500 giovani allo stadio a conoscere altri loro coetanei che hanno intrapreso percorsi e progetti significativi per il loro futuro lavorativo, e disponibili a raccontarlo nell'arena sportiva.
I progetti selezionati, e poi presentati, sono stati 15, allo scopo di indicare possibili percorsi virtuosi attivabili attraverso alternanza scuola-lavoro, tirocini e stage, selezionati da una Commissione appositamente costituita dal Centro Toniolo, sulla base dei principi della Dottrina Sociale.
I focus più importantidell’iniziativa sono stati:
Evento pensato per gli studenti: che vogliano sentirsi in un mondo attivo, che pensa a loro e che parla il loro linguaggio, per farli sentire meno disorientati e mostrare loro le modalità per iniziare a progettare il proprio futuro.
Evento pensato per le scuole: che vogliono essere significativamente stimolanti nel percorso di crescita dei propri studenti, capaci di offrire orientamento reale e di favorire possibilità incisive e innovative con progetti di alternanza scuola-lavoro.
Evento pensato per gli insegnanti: che vogliono avere aggiornamenti su progetti innovativi e canali differenziati di collegamento con il mercato del lavoro, attraverso un contatto diretto e il collegamento strategico con realtà significative del proprio territorio.
Evento pensato per il territorio: che esalta e mette in evidenza quante iniziative preziose e pregevoli sono già in pista e quante potenzialità si possono esprimere se una comunità si pone lo scopo di educare i propri cittadini del futuro.
Evento pensato per gli operatori economici: che non si sono potuti sottrarre ai loro impegni e alle loro responsabilità verso i giovani 'sacro deposito' di una sana società, quando si sono trovati di fronte all'energia di 500 concittadini emozionati dall'idea di scoprire il proprio futuro.
In sostanza i giovani hanno potuto conoscere e avvicinare esperienze uniche, attraverso la conoscenza diretta di progetti e storie già in azione: racconti, testimonianze, esperienze e percorsi 'incredibili', innovativi e a volte eccezionali, intrapresi da loro coetanei del territorio torinese, piemontese ed italiano.
Tutti gli incontri, favoriti dall’evento, hanno costituito anche l’opportunità di potersi candidare per un’esperienza di stage (rivolta agli universitari) o di alternanza scuola-lavoro (rivolta agli alunni delle scuole superiori), presso le organizzazioni/aziende patrocinanti, con il supporto del Centro G. Toniolo di Torino che ne ha facilitato l’attivazione.
Ai 500 giovani partecipanti, proprio per tale finalità, è stato chiesto di esprimere le loro preferenze rispetto ai 15 progetti presentati, attraverso un sistema di voto tramite il cellulare, attivando un Qr-code.
Gli studenti hanno ricevuto anche un orientamento agli studi in uscita, grazie alla presenza ed al patrocinio del Politecnico e dell’Università di Torino.
Energia pura irradia Torino
Il livello di sicurezza della struttura, garantita dall'abituale organizzazione dello stadio, ha permesso di accogliere i giovani, con la massima copertura operativa (spazio parcheggio dedicato, hostess per ricevere e accompagnare nel luogo dedicato all'evento, canalizzazione verso i gate per gruppi), tale da tranquillizzare gli istituti scolastici che hanno aderito al programma, gli accompagnatori, le famiglie e gli studenti stessi e per il migliore svolgimento dell'iniziativa.
Lo Stadio da luogo di pericolo è diventato luogo di vivace accoglienza.
Come poter raccontare la bellezza racchiusa nell’esperienza dell’evento?
Dare spazio e voce ai giovani, mettere loro un microfono in mano, amplificare la loro immagine attraverso i maxischermi di un campo di calcio, alla presenza di coetanei e di adulti accompagnatori, per un tempo non fugace senza essere schiacciati da presenze incombenti di 'guru', ma in modalità libera per essere davvero ascoltati e non apostrofati, ha permesso di sprigionare nell’aria tale e tanta energia da irradiare i cuori di tutti i presenti.
Molte le emozioni vissute e tante le esperienze condivise, con la vigorosa presenza di tutti i partecipanti.
I giovani hanno fame di futuro e desiderano dimostrarlo, sono pieni di energie e di idee da offrire a chi li sa e vuole ascoltare. Quanta inesauribile ricchezza e abbondanza se noi adulti non gliela soffochiamo.
Sanno pensare alternative di vita migliori a quella che gli stiamo consegnando, diamo loro fiducia e offriamoci come comunità capace di sostenerli in scelte di valore.
I giovani devono poter sperimentare avendo libertà di scelta e noi dovremmo metterci in paziente ascolto della loro versione dei fatti, per aiutarli a riconoscere quanto stanno vivendo.
Bibliografia:
Cinzia Rossi, a cura di, Orientamento. 1° Rapporto sul Mercato dell’Orientamento, Assoknowledge Confindustria 2010
Sorrentino D., Giuseppe Toniolo. Voglio farmi santo. Diario spirituale, Ave 2012
Cinzia Rossi, introduzione di, AIDP, Buon lavoro, Edizioni Grafiser 2017
“I ragazzi non hanno paura di mettersi in gioco e di sbagliare, hanno semplicemente una gran voglia di sperimentare. E poi sbagliare è soltanto un modo di imparare”.
Quest’idea ci ha portato a trasformare, un laboratorio dell'Istituto Tecnico Pacinotti di Roma, in un FabLab che ha permesso di ottenere consensi e premi, anche a livello internazionale: ci siamo classificati al primo posto del progetto della centralina di controllo per gas elettromedicali, premioDidattiva, che valorizza i migliori progetti realizzati tra le scuole e le imprese nell’ambito dell’innovazionedidattica.[i] E siamo stati inoltre selezionati per raccontare come testimonial al MIUR per i “Campioni dell’Alternanza”. [ii]
Questa visione diversa del futuro e delle nuove tecnologie ci ha portato, nel 2015, ad inaugurare alla presenza del Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, “La palestra dell’Innovazione”, un ambizioso progetto di innovazione didattica. Durante la cerimonia il Presidente Zingaretti, condividendo pienamente l’iniziativa, si è impegnato a dar vita ad un nuovo progetto, “una stampante 3D ad ogni scuola del Lazio”[iii]. Il consenso maggiore, però, viene dagli studenti, che è “difficile strappare dal laboratorio, tanto è il loro entusiasmo”.
Il FabLab dei sogni realizzabili
Per chi si chiedesse cosa sia unFabLab, è un Laboratorio per la Fabbricazione Digitale[iv]. In generale è quel luogo dove si possono realizzare oggetti avveniristici mai visti o che non si pensava di essere in grado di poter produrre. Allo stesso tempo dà la possibilità agli studenti di sperimentare con macchinari realmente utilizzati dalle aziende, come nel caso del progetto “Digital Inclusion” in cuiTIM entra nel FabLab con le macchine per la giunzione delle fibre ottiche. [v]
In questo laboratorio si parla il linguaggio della sperimentazione e della creatività; per stimolare la crescita professionale e l’auto-imprenditorialità i ragazzi presentano le loro idee per la realizzazione di un progetto, la cui fattibilità viene valutata insieme ai docenti, ai tecnici e agli esperti aziendali. Ogni ragazzo in base alle sue attitudini, conoscenze e competenze, sceglie il suo ruolo sia all’interno del FabLab che nelle attività specifiche. Le aziende partner forniscono materiale e supporto tecnico ed economico.La proiezione per il futuro è riuscire ad aprire il FabLab al territorio fornendo così servizi digitali alla collettività. [vi]
L’importanza dei ragazzi all’ interno del FabLab
Il laboratorio non sarebbe stato nemmeno realizzato senza la partecipazione attiva ed entusiasta degli studenti. Inizialmente abbiamo cominciato a mettere assieme ciò che era reperibile dentro la scuola, ridandogli nuova vita, e ciò che ci fornivano le aziende convenzionate con la scuola. Poi ci siamo attivati per cercare sponsor nell’ambito dell’industria per ottenere sovvenzioni per materiali di consumo e per nuovi macchinari.
Quello che vediamo nei ragazzi è un entusiasmo tale che li porta a rimanere nel laboratorio, anche dopo la fine delle lezioni. Collaboriamo tutti insieme, e ciascuno è responsabile in prima persona.
I ragazzi vedono che nel FabLab le loro idee possono diventare realtà tangibili, si sentono incentivati ad andare avanti e a credere nelle proprie possibilità e nel proprio futuro.
Le invenzioni dei giovani Makers
Nel FabLab è stato realizzato di tutto: Progetto “Centralina di controllo per i gas Elettromedicale” (1° classificato Premio Didattiva 2015) - progetto I.C.A.RO. (Immaginare-Creare-Assemblare-Robot), Robot di varie categorie con particolare attenzione per i robot calciatori che hanno partecipato con ottimi risultati a competizioni nazionali, internazionali e alle prime olimpiadi di robotica. [vii]
Dalla competizione alla didattica, abbiamo realizzato dei kit di robotica da commercializzare “azienda I.C.A.RO.” presentato alla MakerFaire e finalista a BizFactory2016 .[viii]
Un anno scolastico divisi tra la classe e il nuovissimo fab-lab della scuola per dar vita alla loro impresa di studenti, la vittoria della competizione regionale in Lazio, il viaggio a Milano per BIZ Factory, l'evento nazionale che riunisce le migliori idee imprenditoriali nate tra i banchi di scuola.
“La lista della spesa virtuale”e Virtual DeskTop premiate entrambe in campo Europeo. [ix]
Nel futuro ci sarà spazio per professionisti simili, nel mondo del lavoro e delle tecnologie in Italia?
Le aspettative dei ragazzi sono alte, proprio perché sono molto motivati. Il nostro motto è “il lavoro si crea non si cerca”;il loro sogno è quindi quello di dar vita ad una loro StartUp. E Il Pacinotti-Archimede ha ricevuto il riconoscimento «Entrepreneurial School Award», ossia è stata premiato come la scuola che cura più di tutti l’imprenditorialità nelle scuole italiane. [x]
Al momento la fiducia dei ragazzi nel mercato del lavoro non è molto alta; sono già preparati all’eventualità dell’espatrio per inseguire il sogno di una completa realizzazione professionale. Siamo convinti però che questo tipo di formazione sarà un vantaggio per loro; l’industria italiana è alla ricerca di figure professionali con i requisiti dei nostri ragazzi: innovativi, creativi, e in grado di utilizzare macchinari di nuova generazione.
La tecnologia suscita sogni e desideri che potranno essere realizzati soltanto dalle tecnologie successive, assicurando così la continuità dell’innovazione.
Le tecnologie galoppano, si parla già di sperimentazione di Computer Quantistici, quando il PC ha molto meno di mezzo secolo, si progettano super acceleratori per trovare nuove particelle per capire definitivamente la composizione dell’universo.
Queste tecnologie stuzzicano la fantasia dei ragazzi, che sognano di essere attori principali di questo scenario. Sognano di fare i ricercatori al CERN di Ginevra, di lavorare alla NASA, o realizzare un robot perfettamente ignifugo, in grado di portare i primi soccorsi tra le fiamme evitando i rischi più gravi per i vigili del fuoco.
[i]http://www.pacinottiarchimede.gov.it/wp-content/uploads/2018/04/Evento-Premiazione-Didattiva.pdf
[ii]https://www.youtube.com/watch?v=Y5Ps3qZSSdg&list=UUpbrIa2GsKiF1xqpOYHOzOg&index=31)
[iv]https://www.youtube.com/watch?v=3uNa3AfSetI&index=26&list=UUpbrIa2GsKiF1xqpOYHOzOghttps://www.youtube.com/watch?v=pGAlAOW3ggU&list=UUpbrIa2GsKiF1xqpOYHOzOg&index=27
[vi]Noi dell’IIS Pacinotti-Archimede su SuperQuak, puntata del 25 Giugno 2015, nella nuova Rubrica “Scuola e Società” https://www.youtube.com/watch?v=9C87dVODiog&t=5s