Formazione finanziata versus Formazione di qualità

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C’è un tema di grande attualità, nel campo della formazione aziendale, quello dei finanziamenti erogati dai Fondi interprofessionali, organismi paritetici che raccolgono contributi dalle aziende per finanziare la formazione continua. Se ne contano 19 ed erogano circa 3 miliardi di euro all’anno. Le competenze incluse nei programmi finanziabili attengono primariamente a tre grandi aree: digitalizzazione e Intelligenza Artificiale, sostenibilità e transizione ecologica, welfare aziendale e benessere organizzativo. A queste si aggiunge la formazione in materia di salute e sicurezza del lavoro, prevista dal decreto 81 del 2008, finanziata da Inail, Regioni e Fondi interprofessionali.


Costo o investimento?

La formazione continua dei lavoratori dovrebbe essere considerata un investimento non un costo, soprattutto in tempi in cui ci vogliono competenze robuste per far fronte alla complessità del lavoro, stare sul mercato tutelando il benessere delle persone. Tuttavia, le logiche economiche della gestione aziendale frenano la partecipazione ai corsi di formazione, nonostante venga finanziato il costo della sua realizzazione. Perciò nasce il Fondo Nuove Competenze (FNC), con cui viene rimborsato alle aziende anche il costo delle ore di lavoro destinate alla frequenza della formazione. Il FNC è gestito dal Ministero del Lavoro, con la collaborazione dei Fondi interprofessionali, ed è stato da poco pubblicato l’Avviso "Fondo nuove competenze 3 - Competenze per le innovazioni"  (le domande si possono presentare online su MyANPAL a partire dal 10 febbraio 2025 e fino al 10 aprile 2025).

C’è da chiedersi: gli investimenti in oltre venti anni di formazione finanziata hanno prodotto i risultati sperati?

I dati sul fenomeno dell'analfabetismo di ritorno evidenziano che il 30% degli italiani fra i 25 e i 65 anni ha significative limitazioni nella comprensione della lettura, nella scrittura e nel calcolo.

Secondo il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum le aziende devono superare due sfide fondamentali:

  • il 59% delle aziende italiane indica il divario di competenze come l’ostacolo più significativo alla digitalizzazione;
  • il 35% delle aziende denuncia la resistenza culturale come una barriera rilevante.


Interrogarsi su qualità ed efficacia

Occorre interrogarsi sulla qualità della formazione erogata, sull’efficacia di questa importante spesa collettiva. Occorre trovare ambiti di miglioramento significativi, oltre che contrastare fenomeni di truffe.

Le procedure amministrative per accedere ai finanziamenti sono molto articolate, perché devono tenere in debito conto tutte le normative italiane ed europee, concernenti l’erogazione di finanziamenti pubblici. Per aver lavorato molti anni come dirigente in un Ente pubblico e aver gestito direttamente anche progetti di finanziamento, non mi unisco al coro di quelli che squalificano tali procedure come pesanti e inutili burocrazie.

Sono regole finalizzate a garantire i principi costituzionali di legalità, economicità, efficacia, imparzialità, pubblicità e trasparenza. Ma certamente, si possono semplificare e rendere più accessibili, anche grazie alle tecnologie digitali. Servono comunque specifiche competenze per istruire le domande, muoversi nei meandri delle norme, e soprattutto progettare percorsi formativi di qualità.

Ho letto in uno studio di ADAPT (Associazione per gli Studi Internazionali e Comparati sul Diritto del lavoro e sulle Relazioni industriali) in collaborazione con Fondirigenti, che le difficoltà di costruire percorsi di sviluppo innovativi sono amplificate dalla pluralità dei Fondi “animati da strategie competitive basate su flessibilità e velocità dei trasferimenti alle aziende, più che sulla professionalizzazione delle attività”. Lo stesso studio evidenzia come occorra innalzare la qualità complessiva dell’offerta formativa e incoraggiare una competizione virtuosa, basata sulla qualità dei servizi più che su una semplificazione indiscriminata delle procedure, che può talvolta scoraggiare l’impegno delle aziende sul versante della progettazione di interventi innovativi.


Un appello alla comunità dei formatori

In questo quadro, come esperta di processi di apprendimento, appassionata di Filosofia pratica e di Educazione degli Adulti (all’interno del flusso riflessivo diffuso con i termini di LifeLong LifeWide Learning e/o di Adult Learning), lancio un appello alla comunità dei Formatori. Non facciamoci scoraggiare dalla giungla delle procedure, dai vincoli di natura burocratica, ma proviamo a lavorare anche nel vasto campo della formazione finanziata, per aumentare la qualità dell’offerta formativa, anche attraverso ricerche in ambito metodologico.

Non possiamo arrenderci alla contrapposizione tra:

  • FORMAZIONE DI QUALITA’ – di nicchia, per pochi privilegiati, erogata da Formatori “artigiani”;
  • FORMAZIONE FINANZIATA – diffusa, di quantità, erogata da chi è capace di aggiudicarsela.

Ho sentito parlare anche dell’intenzione dell'Associazione Italiana Formatori di aprire sportelli di consulenza sulla materia, per supportare i Formatori associati. Mi pare una buona idea di partenza. Si potrebbe anche promuovere un confronto con le Università che hanno corsi su queste tematiche, o più in generale fanno ricerca di metodologia, soprattutto sul grande tema dell’intelligenza artificiale applicata all’apprendimento.

È una sfida che non si può eludere, pena ritrovarci in un mondo in cui la formazione dei lavoratori a distanza, si avvarrà unicamente di robot esperti e persino “empatici”.

Il comitato redazionale

Myriam Ines Giangiacomo

Domenico Lipari

Giusi Miccoli

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